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Un modo diverso di guardare le fotografie

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                                                                Robert Doisneau   Parigi, 1950 Chi non ha mai visto questa celebre foto?  Ritrae due giovani che si baciano mentre la vita scorre attorno a loro: un signore col basco, piuttosto austero, una giovane donna ed una figura maschile con cappello tagliata a metà che camminano, dall'altra parte un uomo che avanza in senso opposto, di spalle, un uomo seduto ad un tavolino, sullo sfondo automobili in movimento e in lontananza l'Hotel de Ville.  Siamo a Parigi nel 1950 e questa è una composizione artistica in cui nessun dettaglio è lasciato al caso. La vera storia di questa foto infatti rivela che Doisneau, che stava girando per la Ville Lumière in cerca di ispirazione, vide i due giovani baciarsi in un bar e chiese loro di replicare il gesto posando per lui, con questo sfondo.  Questa foto, che è tecnicamente perfetta, è un ritratto dell'epoca, il cristallizzarsi di una vita che pulsa tutt'attorno ai protagonisti ch

La forza e la potenza della musica

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Vedendo il film La voce del padrone su Franco Battiato mi sono molto emozionata perchè l'omaggio al maestro catanese è un ritratto intimo e profondo non solo dell'artista ma anche dell'uomo, che ci manca molto.  Ci manca il fatto che "un essere speciale" non sia più qui fra noi ma, per fortuna, continueremo a godere delle sue produzioni così raffinate ed eclettiche. Già l'anno scorso la notizia della sua scomparsa mi aveva piuttosto coinvolto, come era accaduto quando precedentemente avevo appreso della morte di Prince, di David Bowie, di Lucio Dalla, di Fabrizio De Andrè, artisti che amo e che ascolto da tempo.  Quasi come fossero venuti a mancare dei membri di famiglia. Ci vengono a mancare quasi dei pezzi di noi, infatti, in tali occasioni, tanto li sentiamo "nostri". Quanto è importante infatti la musica per ciascuno di noi: quanto può andare in profondità, quanto può risollevarci da momenti difficili, quanto divertirci, commuoverci, far riviver

Si può convivere con un segreto?

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Il protagonista del film francese "Tre giorni e una vita" è un dodicenne solitario che abita in un piccolo paese delle Ardenne che provoca inavvertitamente la morte di un suo amico, di qualche anno più giovane, occultandone il corpo nel bosco.  Il fatto, che accade dopo una ventina di minuti dall'inizio del film, non è l'unico evento drammatico a cui assistiamo: due notti dopo infatti il paese verrà travolto e devastato da un'inondazione di enormi proporzioni che sposterà l'attenzione della polizia e dei suoi abitanti dalla ricerca del corpo del bambino scomparso alle conseguenze del cataclisma.   Il film mi ha colpito, innanzitutto per la potenza della vicenda che mi ha "preso" per l'intera durata della pellicola, ma anche per la regia misurata, ma non "fredda" (cosa non scontata trattandosi di un giallo), e per la bravura degli attori, tutti molto convincenti. Sono diversi i temi correlati a quello principale, la difficoltà di convive

"Apri tutte le porte" : un inno a reagire

 La canzone che Morandi ha presentato all'ultimo festival di Sanremo, Apri tutte le porte,  trasmette una certa carica ed energia, sicuramente anche grazie alla grinta ed all'entusiasmo contagioso che sa infondere l'inossidabile Gianni nazionale. In questi tempi così difficili e cupi, che stiamo vivendo da più di due anni ormai, credo che lasciarsi trasportare, anche solo per qualche minuto, in un mood di positività, di allegria possa costituire una risorsa preziosa.  E la musica, a fare questa sorta di magia, è veramente efficace! Nella canzone, un vero e proprio inno alla vita, si sente la mano di Jovanotti, la sua inconfondibile impronta positiva che ci sprona a reagire, ad affrontare ogni una nuova giornata, anche se non sappiamo cosa ci potrà riservare, aprendo le porte, facendo entrare il sole, giocando tutte le nostre carte.  Stai andando forte  Apri tutte le porte Gioca tutte le carte  Fai entrare il sole E ogni giorno mi sveglio e provo A dire questo è un giorno n

Il materiale emotivo al cinema

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In un'intervista all'attore e regista a cui viene chiesto cosa intendesse con l'espressione "materiale emotivo", Sergio Castellitto rivela che: "E' tutto ciò che viene rappresentato e messo in scena; sono i nostri segreti, le nostre occasioni mancate, è la nostra mediocrità. Anche l'emotività ha un corpo. Qualcuno lo chiama inconscio, qualcun altro cinema. E' come il mare di notte, così difficile da rappresentare sul grande schermo: è una cosa che ci inquieta profondamente." Dentro questa interessante definizione c'è già tutto: in altre parole il materiale emotivo sarebbe la nostra parte più oscura che al cinema, che non a caso il regista paragona all'inconscio, può essere messa in scena.  Questa è sicuramente una delle ragioni per cui il cinema, che, per fortuna, resiste al tempo non perdendo fascino, fin dai suoi albori, continui ad ammaliarci, ad affascinarci, a meravigliarci, a terrorizzarci, a farci ridere, sorridere, riflettere

Tra la Partenza e il Traguardo in mezzo c'è tutto il Resto

Sicuramente partire per un viaggio può essere entusiasmante, anche se in questo difficile periodo purtroppo paure, timori che ci portiamo dietro, bene o male quasi tutti, possono farci vivere le cose in modo un po' diverso.  La gioia della partenza per un viaggio, anche se breve, l'eccitazione dell'attesa di un evento che magari  desideriamo, specialmente se è da tanto tempo che non accade, sono vissuti comuni.  Si può ritornare da un viaggio arricchiti di emozioni provate, di luoghi visitati che ci sono piaciuti, di persone conosciute, di sprazzi di vita vissuta con un ritmo diverso da quello a cui siamo abituati. La partenza in senso metaforico significa fare un percorso, qualunque esso sia, appunto di conoscenza, di scoperta che ci porta a volte non si sa dove ma che ci può cambiare, anche nel profondo.  Come scrive Niccolò Fabi nella sua intensa canzone Costruire,  la sorpresa, l'attesa di un qualcosa ci fanno gioire: Immagina una gioia Molto probabilmente Penserest