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Riusciamo a mollare, a lasciare andare le cose?

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Vince chi molla , la bellissima e delicata canzone di Niccolò Fabi, autore di canzoni piuttoste profonde ed intimiste, ci fa riflettere sulla nostra capacità di lasciare andare o no le cose. Come ho già scritto in questo blog, le canzoni toccando delle nostre corde emotive, evocando dei ricordi, delle sensazioni, ci smuovono cose anche ad un livello molto profondo con un'immediatezza incredibile, come poche altre forme d'arte riescono a fare, aiutandoci a capire più noi stessi.  Più che una canzone è un viaggio quasi in una dimensione spirituale che ci racconta che la vita è un viaggio di conoscenza, che non ha mai fine, un processo costantemente in divenire.  E, come canta Fabi, per ogni viaggio è meglio avere un bagaglio leggero. Il titolo è un po' paradossale ma mollare è qui inteso non nel senso di arrendersi, ma appunto di concederci di lasciarci andare, di riuscire anche a fare pulizia delle cose che non ci sono più necessarie.  Ci fa ribaltare la prospettiva: perchè

La solitudine di Van Gogh è anche un po' la nostra

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Il film del 2018 su Van Gogh mi ha colpito molto a livello emotivo e profondamente commosso perchè ho sentito tutta l'intima e profonda solitudine del pittore e soprattutto dell'uomo, il suo forte bisogno di essere amato, riconosciuto, fondamentalmente visto come essere umano, nelle sue fragilità, vulnerabilità estreme.  Ho sentito ed empatizzato con  questo suo bisogno così istintuale di essere parte della natura, di essere dentro al paesaggio, ai fiori, ai campi che ritraeva, tanto da sottoporre il suo fisico, già così duramente provato dall'inedia, a lunghissime escursioni per le colline e le montagne della Provenza dove ha condotto l'ultimo periodo della sua vita, così travagliata.   Credo che sia per questi motivi che i suoi quadri siano così tanto amati, e le mostre a lui dedicate siano sempre meta di una sorta di pellegrinaggio artistico, ma anche sentiti in modo così coinvolgente  dagli appassionati d'arte, e non solo, come se le sue pennellate così materic

La necessità di guardarsi dentro : "La verità" di Brunori Sas

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Mi p iace ascoltare La verità  di Brunori (premio Tenco nel 2017) per farmi scuotere dalle sue parole poichè tratta temi piuttosto profondi, ma in modo leggero ed ironico: che è poi uno dei migliori modi per riuscire a guardarsi dentro con sincerità e senza false ipocrisie. Proprio come dice Dario Brunori in un'altra bellissima canzone, dal titolo "Canzone contro la paura" , che " a volte anche solo una stupida canzone basta a ricordarti chi sei ".   I temi de La verità sono sia psicologici sia filosofici: la paura di mordere la vita, di rischiare, la necessità, e direi anche l'urgenza, di cambiare, il bisogno di poter uscire dalla propria zona di comfort, la rimozione del dolore (purtroppo sempre più presente nella nostra società). Brunori già dalla prima strofa ci spinge a guardarci dentro invitandoci a tuffarci nella vita, a correre dei rischi, a superare le disillusioni che sono inevitabili, cantando:  Te ne sei accorto, sì che parti per scalare le mont

Inside out: il mondo delle emozioni

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    Questo film d'animazione della Pixar andrebbe visto da tutti perchè tratta con ironia e in modo intelligente un tema molto importante: il variegato mondo delle emozioni. Io lo trovo geniale e mi capita a volte di parlarne durante le sedute con i miei pazienti perchè riscontro sempre più che c'è in alcune persone come una sorta di analfabetizzazione delle emozioni , una difficoltà sia a riconoscerle sia ad esprimerle. Spesso le emozioni infatti le riconosciamo solo nel momento in cui ne siamo sopraffatti (quando magari abbiamo un'eccessiva paura di qualcosa o quando ci arrabbiamo troppo) ma esse svolgono una funzione molto importante perchè ci aiutano a percepire il mondo e vanno a strutturare anche il nostro senso morale.   Tendiamo anche a considerarle in antitesi con la razionalità, in una dicotomia rigida: o si è una persona razionale oppure emotiva. Ma una cosa non esclude l'altra!  Noi abbiamo infatti una parte del cervello, che si chiama sistema limbico

Cosa riusciamo a mettere via e cosa no

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 Ho sempre amato la canzone un po' malinconica "Ho messo via" di Luciano Ligabue, il cui video evocativo è girato in una soffitta che all'inizio è vuota e poi man mano si riempie di oggetti.  La soffitta rappresenta il luogo dove appunto si mettono via le cose che non ci servono più ma che però non vogliamo o non riusciamo a buttare.   Il Liga canta che riesce a mettere via tante cose: molte foto, il rumore, cartoni di  illusioni ma che però poi restano lì, i consigli perchè è bravo a sbagliare anche da solo, le tante legnate che ha preso ma che però gli hanno lasciato i lividi.  Tutte cose che mette via per fare posto ad altro. Non riesce però a mettere via una persona che ha fatto parte della sua vita. E non si spiega il perchè questo accada.  La soffitta  del video è appunto la metafora della nostra vita in cui lasciamo andare le cose che ci appartenevano, che fanno parte della nostra storia passata ma di cui vogliamo o vorremmo disfarci ma che però teniamo lì per

L'importanza di poter essere se stessi

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  Il film Zio Frank Zio Frank è una pellicola americana del 2020 ambientata negli anni '70 che a me è piaciuta molto, anche se, da cinefila, avrei preferito vederla al cinema.  E' una storia sull'autodeterminazione, sul superamento dei pregiudizi di genere e sessuali, sulla libertà di poter fare le proprie scelte, sull'iniziazione sentimentale della protagonista, sul bisogno di accettazione che abbiamo tutti quanti.  E' molto delicato, mai scontato e banale nell'affrontare temi delicati come quello dell'omosessualità di Frank che è duramente osteggiata dal padre e taciuta alla gran parte della famiglia.  Il regista    riesce a  giostrarsi bene, senza scivolare negli stereotipi, fra registri diversi, che vanno dal dramma familiare, alla commedia, al road movie con una delicatezza e a tratti una leggerezza, ma al tempo stesso anche una profondità ed una sensibilità non comuni.  Forse dovuti anche al fatto che tali temi risuonano molto al regista che mette in s