Inside out: il mondo delle emozioni

 

 

Questo film d'animazione della Pixar andrebbe visto da tutti perchè tratta con ironia e in modo intelligente un tema molto importante: il variegato mondo delle emozioni.
Io lo trovo geniale e mi capita a volte di parlarne durante le sedute con i miei pazienti perchè riscontro sempre più che c'è in alcune persone come una sorta di analfabetizzazione delle emozioni, una difficoltà sia a riconoscerle sia ad esprimerle.

Spesso le emozioni infatti le riconosciamo solo nel momento in cui ne siamo sopraffatti (quando magari abbiamo un'eccessiva paura di qualcosa o quando ci arrabbiamo troppo) ma esse svolgono una funzione molto importante perchè ci aiutano a percepire il mondo e vanno a strutturare anche il nostro senso morale. 

 Tendiamo anche a considerarle in antitesi con la razionalità, in una dicotomia rigida: o si è una persona razionale oppure emotiva. Ma una cosa non esclude l'altra! Noi abbiamo infatti una parte del cervello, che si chiama sistema limbico che, fra le varie funzioni, ha proprio quella di mediare ed elaborare le emozioni.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è poi il fatto che si tende ad operare una semplificazione di genere, come se il livello delle emozioni fosse un'esperienza prettamente femminile. Questi sono retaggi culturali molto radicati e che sarebbe importante poter superare, secondo cui l'uomo non deve essere troppo emotivo (al bambino infatti viene detto spesso di non piangere!) perchè sennò mostra la sua fragilità, la sua inadeguatezza.

Inside out se venisse visto anche dai più piccoli potrebbe essere infatti un modo innanzitutto per familiarizzare con il mondo delle emozioni e poi per fare passare dei concetti molto importanti, in un'ottica proprio psico-educativa.

La protagonista del film è una ragazzina di undici anni che, insieme alla famiglia, si trasferisce dal Minnesota a San Francisco, in una realtà molto diversa rispetto a quella a cui era abituata, sicuramente più rassicurante e fa fatica ad ambientarsi nella nuova casa e a scuola, rimpiangendo quanto era felice prima. Ciò è motivo di litigi coi genitori da cui, essendo preadolescente, tende inevitabilmente a distaccarsi.

Ma le vere protagoniste del film sono le emozioni di Riley: Tristezza, Gioia, Disgusto, Rabbia, Paura, che hanno un'identità ben definita e che impariamo a conoscere man mano nello scorrere della storia.

A tutte sovraintende Gioia che dirige una sorta di console emotiva, in quanto deputata a garantire la tanto agognata felicità della protagonista.

Geniale poi è la messa in scena dei sogni di Riley che sono rappresentati come un vero e proprio set cinematografico con tanto di sceneggiatura, regia, attori, comparse.

Interessante è anche la rappresentazione del mondo dell'infanzia attraverso le idealizzazioni, i giochi ed anche l'amico immaginario di Riley, un personaggio buffo che l'ha accompagnata fino ad allora ma che ad un certo punto svanisce, perchè non serve più e il mondo dei ricordi concatenati l'uno all'altro e raggruppati in ricordi base, collegati alle isole della personalità.

Gioia e Tristezza ad una certo punto partiranno insieme per un viaggio proprio per salvare dei ricordi base di Riley.

Tristezza è rappresentata in un modo un po' stereotipato ma funzionale alla storia: è blu, in sovrappeso, indossa la dolcevita, porta gli occhiali, ha spesso lo sguardo rivolto verso il basso, non crede in se stessa, è pigra, completamente diversa da come appare Gioia che è più alta, magra, ha un bel vestitino, è carina, sicura di sé, anche se a volte un po' superficiale.

Gioia trascina letteralmente Tristezza verso l'avventura che vivranno insieme ma ad un certo punto si accorge che la sua antagonista riesce a fare delle cose che a lei non riescono, come empatizzare con i personaggi che incontrano e che quindi non è la palla al piede che è quasi costretta a portarsi dietro ma che anzi è un'emozione molto utile a Riley, perchè le permetterà di prendere consapevolezza del proprio mondo interiore, provando nostalgia dei ricordi belli della sua infanzia. Ed anche Tristezza acquisterà maggiore fiducia in se stessa perchè si sarà sentita utile quanto le altre emozioni.

La parte psico-educativa della pellicola è appunto rappresentata dal messaggio molto importante che la tristezza è assolutamente necessaria e, solo passando attraverso di essa, si può arrivare allo stato d'animo della gioia.

Spesso infatti siamo spaventati quando ci assale la tristezza, la nascondiamo, la neghiamo, cerchiamo di combatterla, ma se invece ci concediamo di accoglierla dentro di noi, essa ci aiuterà ad acquisire una migliore consapevolezza del nostro mondo interiore, ad essere anche più empatici con gli altri, ad essere più indulgenti verso noi stessi.

Se riusciamo ad entrare in contatto con quest'emozione possiamo appunto accettare il fatto che non possiamo sempre essere allegri e che provare tristezza. per delle cose che magari abbiamo perduto o in alcuni periodi della nostra vita, è assolutamente normale.

Il titolo del film rimanda poi al doppio registro fra il dentro e il fuori di noi e alla riflessione  su quanto gli eventi esterni possano condizionarci rispetto a come siamo internamente e viceversa.




Commenti

Post popolari in questo blog

La ragazza tranquilla: riflessioni sul film "The quiet girl"

Un modo diverso di guardare le fotografie