La fototerapia: l'utilizzo delle fotografie nella stanza di terapia

 "Davanti all'obiettivo, io sono contemporaneamente: 
quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, 
quello che il fotografo crede io sia 
e quello di cui egli si serve 
per far mostra della sua arte" (Roland Barthes) 


La fototerapia è una pratica terapeutica che utilizza le fotografie, che possono essere portate o dal paziente (foto che ha fatto ritraendo se stesso o altri soggetti, foto in cui è stato fotografato da altri, album di famiglia) o fornite direttamente dal terapeuta, per stimolare il processo di riflessione, di conoscenza di sè e di esplorazione dei propri vissuti.

Le foto quindi funzionano da mediatore, che da stimolo apparentemente neutro, si carica di significato in chi le osserva, perchè è come se prendessero vita, suscitando emozioni, sensazioni, vissuti propri.

Hanno quindi una componente proiettiva, in quanto ciascuno di noi può vedere nella stessa foto cose diverse, costruire e creare storie differenti dal momento, appunto, che ciascuno mette del proprio in esse.

L'utilizzo della fotografia nel campo della salute mentale ha origini nell'1850 in cui veniva utilizzata nei manicomi come mezzo diagnostico. Ma la fototerapia come metodo è stata ideata negli anni '70 da Judy Weiser, una psicoterapeuta e arte-terapeuta canadese, secondo cui “le fotografie connettono mente e corpo, essendo un oggetto transizionale potente e flessibile al punto da potere essere utilizzato tranquillamente non solo come ponte verso la psiche, ma anche come strumento di collegamento fra la psiche e il corpo in cui essa vive.”

Le fotografie possono essere molto potenti per il loro potere evocativo, perchè sono uno straordinario mezzo per comunicare con se stessi, non solo attraverso l'autoritratto, ma anche perchè ogni foto che scattiamo dice qualcosa di noi, anche di molto intimo.

Anche la scelta di cosa fotografare può fornire diverse indicazioni rispetto ai nostri gusti, preferenze, agli elementi da cui veniamo attratti o che ci incuriosiscono in quel periodo della nostra vita, e magari non in un altro, perchè siamo in continua evoluzione.

Uno dei tanti lavori interessanti e profondi che si possono fare attraverso la fototerapia è rappresentato dall'utilizzo degli autoritratti attraverso cui il paziente può esplorare se stesso, per mettersi in gioco, ma anche per “giocare” sviluppando un processo creativo, lavorando sulle proprie risorse, che, grazie al confronto con il terapeuta, gli potrà permettere di analizzare. ad esempio, il rapporto con la propria immagine corporea ed altri aspetti che potrebbero emergere.

Le fotografie possono essere utilizzate, oltre che nelle relazioni d'aiuto, anche in altri contesti come piccoli gruppi o laboratori con obiettivi specifici, in ambito sociale, con le popolazioni migranti ad esempio (bypassando l'ostacolo della lingua).

Io utilizzo le fotografie coi pazienti quando sento che solo le parole non sono sufficienti perchè magari ci sono dei blocchi o c'è una scarsa capacità introspettiva e difficoltà ad aprirsi.

Posso partire dal chiedere i loro interessi/ passioni, sondando come è il loro rapporto con le foto, con il fotografarsi, il fotografare. 

E' uno strumento che non utilizzo sempre ma anche solo confrontarsi insieme  sulla foto del loro profilo whatsapp o sull'aggiornamento dello stato, che bene o male quasi tutti utilizziamo, può essere un punto di partenza per rompere il ghiaccio. 

 Si può partire dal chiedere, per esempio, perchè la persona ha scelto quella determinata foto e non un' altra, con che frequenza la foto del proprio profilo viene cambiata.

Diverso è il caso, infatti, di chi sceglie una foto di sé da chi ne mette una con un'altra persona o con un animale domestico o da chi sceglie invece un paesaggio, una città o qualsiasi altra immagine. 

E' una foto recente oppure no?

Attraverso queste domande si possono offrire diversi spunti interessanti che si possono approfondire e che aprono porte sul proprio mondo interno.

Non è mai casuale infatti quale foto scegliamo fra magari tante che ci facciamo o che abbiamo, su che cosa fotografiamo o non fotografiamo.

Cosa dice agli altri di me quella foto? Cosa vorrei che dicesse? 



Per approfondire l'argomento consiglio questi testi:

Barthes, R. La camera chiara, Einaudi, Torino, 2003

Ferrari, S., Tartarini,C. Autofocus. L'autoritratto tra arte e psicologia, Clueb, Bologna, 2010

Musacchi,R. Fototerapia psicocorporea, Franco Angeli, Milano, 2016 

Savio,S. La fototerapia in Aa.Vv, Resilienza e Autocura. Un approccio integrato orientato alle risorse, Youcanprint, Lecce, 2023

Weiser,J. Fototerapia, Franco Angeli, Milano, 2013




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