Riusciamo a mollare, a lasciare andare le cose?


Vince chi molla, la bellissima e delicata canzone di Niccolò Fabi, autore di canzoni piuttoste profonde ed intimiste, ci fa riflettere sulla nostra capacità di lasciare andare o no le cose.
Come ho già scritto in questo blog, le canzoni toccando delle nostre corde emotive, evocando dei ricordi, delle sensazioni, ci smuovono cose anche ad un livello molto profondo con un'immediatezza incredibile, come poche altre forme d'arte riescono a fare, aiutandoci a capire più noi stessi. 


Più che una canzone è un viaggio quasi in una dimensione spirituale che ci racconta che la vita è un viaggio di conoscenza, che non ha mai fine, un processo costantemente in divenire. 
E, come canta Fabi, per ogni viaggio è meglio avere un bagaglio leggero.

Il titolo è un po' paradossale ma mollare è qui inteso non nel senso di arrendersi, ma appunto di concederci di lasciarci andare, di riuscire anche a fare pulizia delle cose che non ci sono più necessarie. 
Ci fa ribaltare la prospettiva: perchè se riusciamo a mollare non siamo deboli ma anzi siamo più forti.

Lasciare andare le cose, lasciarle fluire, qualunque esse siano, non opporsi alla corrente, proprio come fa il giunco della favola di La Fontaine (La quercia e il giunco) che si adatta sempre poichè è elastico e flessibile. 
La flessibilità, la capacità di adattarsi alle circostanze, compresa la pandemia che è arrivata nelle nostre vite così inaspettatamente e così violentemente, è uno degli elementi chiave nel riuscire ad essere resilienti. 
Se infatti riusciamo ad essere quanto più possibile flessibili, come fa appunto il giunco che non viene abbattuto neanche durante la tempesta, come invece capita all'apparentemente forte quercia della favola, riusciremo a reagire, a fronteggiare le inevitabili difficoltà che si presenteranno, adeguandoci ai cambiamenti che interverranno e potremmo essere più forti e appunto più resilienti. 

Fabi canta nella sua canzone che lascia andare tutti i suoi attaccamenti sia fisici sia psicologici, suo padre e sua madre con le loro paure, i diplomi appesi in salotto, nel senso dei successi effimeri che uno può avere collezionato nella propria vita, il coltello fra i denti, nel senso della rabbia, di eventuali  rancori, tutte cose che ci ingabbiano o ci impediscono di avere uno sguardo rivolto al presente, al qui ed ora, in un'ottica mindfulness, ma anche ovviamente al futuro. 
Per mantenere appunto aperta una prospettiva sul domani, senza dimenticare che siamo così oggi grazie anche ovviamente a quello che siamo stati fino all'altro-ieri.

Starà a noi decidere se guardare in avanti, essendo consapevoli di quello che siamo stati, della nostra storia, conoscendoci di più senza rimanere ancorati solo al passato, verso cui magari ci sentiamo in qualche modo creditori. 

La mia autoconsapevolezza riparte da qui se :
Distendo le vene
E apro piano le mani
Cerco di non trattenere più nulla
Lascio tutto fluire
L'aria dal naso arriva ai polmoni
Le palpitazioni tornano battiti
La testa torna al suo peso normale





Commenti

  1. A volte sono le emozioni negative la cosa più difficile da mollare. A volte rendono il nostro sguardo opaco e si, la autoconsapevolezza è uno strumento fondamentale per poter pulire oggi quel che è stato sporcato ieri. Ci sono momenti lungo in cui siamo prede di fronte alla paura, ma quello scatto in avanti, nel qui e ora è una salvezza, un'ancora, un bilancino per ricentrarci a partire dal corpo, attraverso il respiro e fino al cuore.

    RispondiElimina

Posta un commento

Lascia un tuo commento

Post popolari in questo blog

Il film Doppio passo: la crisi psicologica di un calciatore che perde il lavoro

Un modo diverso di guardare le fotografie