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Presentazione del libro “Resilienza e autocura. Un approccio integrato orientato alle risorse" di cui sono coautrice.

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IL VISSUTO D'ABBANDONO

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  Il film “I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza con Margherita Buy e Luca Zingaretti, tratta il tema dell'essere lasciati e della sofferenza che ne consegue. Un tema complesso da trattare che è stato molto rappresentato al cinema.   La protagonista di questo film, Olga, interpretata da un'intensa Margerita Buy, una borghese benestante sposata con due figli, viene lasciata dal marito, interpretato da Luca Zingaretti, senza un apparente motivo: all’inizio sembra solo una pausa di riflessione ma poi si scopre che il marito, ha da tempo una relazione con una donna più giovane. Nel film vengono narrate molto bene le varie fasi dell’abbandono: lo sconcerto iniziale, la negazione, la rabbia, la depressione ed infine la ripresa ad una vita normale attraverso un rinnovato interesse per un altro uomo, il vicino di casa che l’amava in segreto da tempo, uno stralunato Goran Bregovic, il noto musicista bosniaco.  Sullo schermo vediamo, nella prima parte, una Margherita Buy disperata,

Un modo diverso di guardare le fotografie

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                                                                Robert Doisneau   Parigi, 1950 Chi non ha mai visto questa celebre foto?  Ritrae due giovani che si baciano mentre la vita scorre attorno a loro: un signore col basco, piuttosto austero, una giovane donna ed una figura maschile con cappello tagliata a metà che camminano, dall'altra parte un uomo che avanza in senso opposto, di spalle, un uomo seduto ad un tavolino, sullo sfondo automobili in movimento e in lontananza l'Hotel de Ville.  Siamo a Parigi nel 1950 e questa è una composizione artistica in cui nessun dettaglio è lasciato al caso. La vera storia di questa foto infatti rivela che Doisneau, che stava girando per la Ville Lumière in cerca di ispirazione, vide i due giovani baciarsi in un bar e chiese loro di replicare il gesto posando per lui, con questo sfondo.  Questa foto, che è tecnicamente perfetta, è un ritratto dell'epoca, il cristallizzarsi di una vita che pulsa tutt'attorno ai protagonisti ch

Cosa riusciamo a mettere via e cosa no

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 Ho sempre amato la canzone un po' malinconica "Ho messo via" di Luciano Ligabue, il cui video evocativo è girato in una soffitta che all'inizio è vuota e poi man mano si riempie di oggetti.  La soffitta rappresenta il luogo dove appunto si mettono via le cose che non ci servono più ma che però non vogliamo o non riusciamo a buttare.   Il Liga canta che riesce a mettere via tante cose: molte foto, il rumore, cartoni di  illusioni ma che però poi restano lì, i consigli perchè è bravo a sbagliare anche da solo, le tante legnate che ha preso ma che però gli hanno lasciato i lividi.  Tutte cose che mette via per fare posto ad altro. Non riesce però a mettere via una persona che ha fatto parte della sua vita. E non si spiega il perchè questo accada.  La soffitta  del video è appunto la metafora della nostra vita in cui lasciamo andare le cose che ci appartenevano, che fanno parte della nostra storia passata ma di cui vogliamo o vorremmo disfarci ma che però teniamo lì per

L'importanza di poter essere se stessi

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  Il film Zio Frank Zio Frank è una pellicola americana del 2020 ambientata negli anni '70 che a me è piaciuta molto, anche se, da cinefila, avrei preferito vederla al cinema.  E' una storia sull'autodeterminazione, sul superamento dei pregiudizi di genere e sessuali, sulla libertà di poter fare le proprie scelte, sull'iniziazione sentimentale della protagonista, sul bisogno di accettazione che abbiamo tutti quanti.  E' molto delicato, mai scontato e banale nell'affrontare temi delicati come quello dell'omosessualità di Frank che è duramente osteggiata dal padre e taciuta alla gran parte della famiglia.  Il regista    riesce a  giostrarsi bene, senza scivolare negli stereotipi, fra registri diversi, che vanno dal dramma familiare, alla commedia, al road movie con una delicatezza e a tratti una leggerezza, ma al tempo stesso anche una profondità ed una sensibilità non comuni.  Forse dovuti anche al fatto che tali temi risuonano molto al regista che mette in s

Niente è per sempre!

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  L'altra sera guardando Sanremo ho risentito la bellissima canzone degli Afterhours Non è per sempre reinterpretata dallo Stato Sociale, accompagnati da alcuni rappresentanti degli operatori dello spettacolo così duramente colpiti dalle recenti restrizioni, e mi sono emozionata. Che belle sensazioni ci fa provare infatti la musica! Credo che per il periodo così particolare che stiamo tutti vivendo sia particolarmente azzeccata perchè ci invita a pensare che neanche la pandemia appunto sarà per sempre e quindi ci consente di volgere lo sguardo ad un orizzonte più ampio.  Se si presta attenzione al testo ci si accorge che è un invito molto forte, ed anche un po' provocatorio, a non vittimizzarsi (indicativa l'espressione a questo proposito: " il tuo diploma in fallimento è una laurea per reagire"  ),  a relativizzare le cose, a cercare di guardare la nostra vita con occhi diversi .  Manuel  Agnelli canta infatti con molta intensità " Non c'è niente che si